Volontari

Il volontariato è un’attività libera e gratuita svolta per ragioni di solidarietà e di giustizia sociale. Il volontariato nasce dalla spontanea volontà delle persone, di fronte a problemi non risolti o non affrontati dallo Stato e dal mercato. Per questo motivo il volontariato si inserisce nel “terzo settore” insieme ad altre organizzazioni che non rispondono alle logiche del profitto o del “diritto pubblico”. Il volontario è la persona che, in modo spontaneo, si rende disponibile al servizio gratuito e disinteressato alle persone o ad una comunità dedicando tempo, professionalità e passione. I volontari sono la vita della nostra missione. Sono tanti quelli che ci aiutano sul territorio italiano per far conoscere la nostra opera e raccogliere contributi necessari alla vita della Fondazione mediante la distribuzione dei calendari, bancarelle, cene di beneficenza, giornate di sensibilizzazione nelle parrocchie e nelle scuole… Molti volontari si recano regolarmente in Colombia per seguire da vicino i ragazzi e i progetti in corso.

TESTIMONIANZE

NATALE BETEGAZZI

Sono un medico in pensione di Sanremo e da tanti anni conosco don Rito. Con queste brevi note vorrei comunicare le mie sensazioni al ritorno da un viaggio in Colombia, dove ho avuto la possibilità di toccare con mano, l’opera di un giovane colombiano, che da quella terra lontana, spinto dalla vocazione sacerdotale, approdò nel Seminario Arcivescovile di Bordighera. Compiuti gli studi e consacrato Sacerdote, fu destinato alla parrocchia di Santa Maria degli Angeli a Sanremo dove rimase per otto anni per poi essere trasferito alla parrocchia di Roverino di Ventimiglia. Mi ricordo ancora molto bene il giovane Sacerdote, Don Rito Alvarez, sempre sorridente e disponibile per chiunque avesse bisogno di aiuto. In Parrocchia gli fu affidata la formazione dei giovani ,(nelle varie espressioni esistenti). Fino a questo punto, potrebbe sembrare la storia di un giovane Sacerdote desideroso di svolgere la sua missione con tutto l’impegno possibile e con la convinzione di operare per una società migliore.
Ma tutto ciò a Don Rito non bastava. Voleva fare di più, in particolare per i ragazzi suoi conterranei e obbligati a lavorare nei campi di coltivazione di coca ad opera della guerriglia che negli anni 2000 imperversava in tante zone della Colombia. Anche oggi, sebbene ci sia qualche spiraglio di miglioramento della situazione, questa è una realtà ancora presente e che continua condizionare la vita un elevatissimo numero di persone. Condividendo le sue aspirazioni con vari amici di Sanremo si prefisse un obiettivo a dir poco molto ambizioso, che aveva per oggetto l’organizzazione di un qualcosa che potesse essere di aiuto ai ragazzi colombiani, (costretti ad entrare nelle zone di coltivazione della droga, con mansioni massacranti specialmente per ragazzi molto giovani).
L’idea di fare qualcosa per aiutare i suoi conterranei prese il soppravvento e portò al progetto di una Fondazione dove poter accogliere i ragazzi e sottrarli così ad una vita di stenti e abbruttimento. Nel 2007, nacque così la “Fundaciòn Oasis de Amor y Paz ONG” in Colombia e a sanremo nel 2008 L’Associazione Angeli di Pace Sanremo Onlus”.
Già in allora l’idea di Don Rito fu quella di operare per la pace formando le giovani generazioni, così da creare le premesse per modificare alla radice il modo di costruire il loro futuro.
La sfida che si trovò a dover affrontare Don Rito era enorme perché inizialmente era assolutamente privo di risorse; tuttavia, il Sacerdote colombiano non si scoraggiò mai; grazie alla sua determinazione e l’aiuto della comunità mosse i primi passi e oggi la “Fondazione Oasi di Amore e Pace ONG” è una realtà con le sue due strutture di Abrego e Ocaña che ospitano circa 150 persone tra ragazzi e studenti universitari.
Agli ospiti della fondazione sono assicurati vitto, alloggio, istruzione presso le scuole di vario ordine e grado e la serenità di un ambiente armonioso e in continuo miglioramento con la continua assistenza di educatori molto preparati.
Vedendo cosa è stato possibile organizzare in così poco tempo, non si può che pensare alla Divina provvidenza, che ci assiste sempre durante il nostro cammino terreno. Per gli ospiti e per gli abitanti della zona, l’0pera di Don Rito ne è il segno tangibile.
Attorno agli edifici della fondazione ci sono campi per la coltivazione di mais, caffè, agrumi, canna da zucchero e allevamenti di maiali, pollame e mucche.
Tuttavia, non si deve dimenticare che sul luogo ha trovato persone che condividono il suo desiderio di costruire una società migliore partendo dal basso. Ha così coinvolto alcuni familiari e amici che si dedicano completamente alla realizzazione di questo progetto di pace
Nella fondazione ogni ospite si sente come a casa perché a tutti viene offerta la possibilità di crescere in un ambiente sereno, discretamente controllato, dove ognuno può trovare il proprio spazio e coltivare le sue aspirazioni per un domani migliore.
Tutti coloro che operano nelle strutture della fondazione sono molto motivati e con queste premesse anche i risultati si vedono.
Non ho ancora parlato di Ocaña, dove ha sede il Centro universitario. Anche qui, gli studenti universitari trovano accoglienza e sostegno e accesso al percorso di studi più consono alle loro aspirazioni. I ragazzi vengono inoltre guidati nell’apprendimento delle tecniche di lavoro all’interno delle diverse coltivazioni. In questo modo sono responsabilizzati e formati per trasmettere, anche all’esterno della Fondazione le avanzate conoscenze apprese e contribuire  allo sviluppo del loro Paese.

Natale Bettegazzi

FRANCA TESSARI

Mi chiamo Franca Tessari, abito a Ventimiglia e sono una insegnante in pensione.
Sono stata ormai quattro volte alla Fondazione Oasi di Amore e di Pace ONG, ogni volta per circa sei settimane. E sempre sono ritornata con gli occhi pieni di cose belle vissute, ma soprattutto con il cuore gonfio dell’amore e della gratitudine che mi hanno dimostrato i ragazzi. Hanno ormai raggiunto il centinaio i bigliettini di commiato che ho ricevuto ad ogni mia partenza, scritti e decorati da loro, per dirmi il loro grazie e raccomandarmi di salutare e ringraziare “tutti i gentili benefattori che dall’Italia pensano a loro”. Uno dei più piccoli mi ha donato una rosa, raccomandandomi “quando arrivi in Italia, mettila nell’acqua, perché non si sciupi”, senza pensare che il viaggio dura circa due giorni…
Il mio primo viaggio è stato nel 2010: la Fondazione aveva circa tre anni di vita. Esistevano solo la Casa degli Angeli , che ospitava circa 25 bambini, e la Casa Italia, per i volontari, ma già stavano prendendo piede gli allevamenti, i frutteti e le coltivazioni.
Quello che mi ha stupito è stato il clima di serenità e di amore che si respirava, non solo tra i bambini ma anche tra coloro che li custodivano. Ho visto tante volte una sorella di don Rito, di servizio in cucina, prendere in braccio uno dei bambini più piccoli e cullarlo “perché ha bisogno della mamma”, oppure sentirmi dire “ogni ragazzo più grande ha in tutela uno dei piccoli per seguirlo, aiutarlo e stargli vicino”.
E il senso di responsabilità che si era instaurato in loro: ciascuno, a turno, aveva il suo compito giornaliero: chi aiutando in cucina o lavando i piatti, chi nelle pulizie, chi nei campi o con gli animali… ma sempre con il sorriso sulle labbra, sempre con la voglia di ridere e scherzare tipica dei ragazzi, e “per fare più bella l’Oasi di Pace, che è la nostra casa”. Tutti infatti provengono da villaggi sperduti nella foresta e tutti hanno fatto esperienza di scontri armati e di sfollamenti…
Durante la mia permanenza, non gli è sembrato vero di poter organizzare serate e feste in mio onore, in cui si sono esibiti i loro gruppi musicali e di ballo folkloristico, con musica, tanta musica. Del resto, tutta la loro vita quotidiana è scandita dalla musica, tranne nei momenti di studio: allora, silenzio assoluto.
Come non volere ritornare? Da allora, sono stata alla Fondazione altre tre volte: e sempre mi sono meravigliata dei grandi passi compiuti nel frattempo e delle cose nuove e bellissime che io stessa non avrei creduto possibili: la fattoria didattica con la porcicoltura e l’impianto di biogas, gli allevamenti ittici, le coltivazioni che si sono moltiplicate e allargate (ora si è aggiunto anche il caffè), la scuola di meccanica e nuove costruzioni per rendere più agevole e confortevole il tutto…
Ma soprattutto, ciò che mancava per il futuro dei ragazzi: la Residenza Universitaria Semillas, a 25 Km di di distanza, che permette ai giovani anche provenienti da grandi distanze e da situazioni difficili di frequentare la vicina università. Anche il Semillas, grazie alla collaborazione dei benefattori e dei volontari italiani e grazie al lavoro e all’impegno costante dei ragazzi che vi alloggiano, si sta arricchendo di nuove opere: il campo di calcio, nuovi saloni di studio, la tettoia per parcheggiare le motociclette, i magazzini, e ora un bacino idrico destinato ad alimentare i laghi dell’itticoltura e ad irrigare i campi.
L’ultima volta che mi sono recata laggiù è stato due anni fa, nell’estate del 2015.
Ritornarci? Perché no? Il desiderio è grande… Se Dio vuole… Lasciamo fare alla Divina Provvidenza.

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